Benvenuti e Bentornati sul mio sito ufficiale!!! Oggi grazie all’ospitalita’ del Direttore e proprietario Sig. Francesco Bengalli visitiamo e sorvoliamo questa bellissima Rocca in territorio piacentino. Un po’ di Storia: La Rocca d’Olgisio è un complesso fortificato posto su una rupe scoscesa sullo spartiacque tra la val Tidone e la val Chiarone nel comune italiano di Pianello Val Tidone, in provincia di Piacenza. Il castello, parte dell’Associazione dei Castelli del Ducato di Parma, Piacenza e Pontremoli, è situato su un ripido crinale a 564 m s.l.m. di altezza che, in una zona appenninica caratterizzata da cime di altezza non particolarmente elevata, permette una vista panoramica sulla pianura Padana e le vallate circostanti. Le prime notizie certe riguardo all’esistenza del Castrum Olzisij risalgono al 1037, secondo altre fonti 1073, quando Giovanni, canonico nella cattedrale di Piacenza, ne cedette la proprietà ai monaci di San Savino di Piacenza. Nel 1296 il castello venne venduto a Uberto Campremoldo e Raimondo Petraia. Successivamente nacque un contrasto sulla proprietà dell’edificio tra il Petraia e Giacomo Volpe Landi; la disputa fu risolta infine a favore di Alberto Della Rocca, a cui il castello venne ceduto dal Campremoldo. Nel 1325 fu Pietro Radati a cedere il maniero a Bartolomeo Fontana dietro il pagamento di una somma di 1 100 fiorini. Nel 1326 la rocca venne posta sotto assedio da parte delle truppe guidate da alcuni nobili in rotta da Piacenza, tra cui spiccavano Manfredo Landi, Francesco Volpe Landi e Corradino Malaspina; nonostante il supporto offerto da una coppia di soldati pontifici di stanza nella rocca, l’assedio non andò a buon fine: infatti alcuni ufficiali dell’esercito papale di stanza a Piacenza vennero informati e inviarono in soccorso della rocca un contingente composta da un migliaio di uomini al comando di Azzotto Del Balzo che costrinsero alla fuga gli assalitori; due di questi Calcagno e Rodolfo furono invece arrestati e portati a Piacenza dove vennero torturati e condannati a morte venendo poi sepolti vivi I Dal Verme, conti di Bobbio, Voghera e Val Tidone, mantennero la proprietà della rocca ininterrottamente fino al 1485 quando il conte Pietro Dal Verme, il quale nel 1478 era riuscito a salvarsi dall’incendio che aveva colpito il maniero danneggiandolo gravemente, morì avvelenato, probabilmente su ordine del duca di Milano Ludovico il Moro, il quale concesse il feudo e il castello al proprio genero, Galeazzo Sanseverino. All’inizio del XVI secolo il re di Francia Luigi XII concesse il castello a Bernardino da Corte come ringraziamento per avergli consegnato il castello Sforzesco di Milano. Con la fine dell’occupazione francese, la famiglia Dal Verme rientrò nella rocca nel 1521, anno in cui il conte Federico Dal Verme la ricomprò per una somma di 6 000 ducati da un certo Martinengo, che gestiva il complesso in assenza dei Sanseverino. La famiglia Dal Verme mantenne la disponibilità della rocca fino all’estinzione del ramo famigliare, avvenuta verso la metà del XIX secolo, in seguito alla quale l’edificio passò a Giulio Zileri che aveva sposato l’ultima erede della casata, Lucrezia Dal Verme. Durante la seconda guerra mondiale, nell’ambito della resistenza partigiana, fu sede di un comando della II divisione partigiana di Piacenza; per questo motivo la rocca venne attaccata in due occasioni da parte delle truppe tedesche: nella prima i partigiani guidati da Giovanni Lazzetti, detto il Ballonaio, furono in grado di respingere l’assalto, mentre nella seconda le truppe tedesche riuscirono a occupare il castello, causando ingenti danni, tra cui il crollo di alcune parti in muratura. Dopo diversi trasferimenti di proprietà, nel 1979 la rocca venne acquistata dalla famiglia Bengalli, che negli anni successivi ha provveduto a effettuare diversi lavori di ristrutturazione e ripristino dell’edificio.